Tutta questione di scelte
È da anni che mi sto appassionando giorno dopo giorno alla fotografia analogia, amo quel velo di mistero che si cela dietro ogni immagine, che mai si mostra se non per quel centesimo di secondo mentre decidi di premere quel pulsante. La magia dell’attesa che è inutile dire, sia scomparsa con il digitale, la bellezza di dover aspettare e sperare per tutto quel tempo di aver scelto il momento giusto in cui scattare, aver azzeccato l’esposizione, la messa a fuoco e il punto di vista.
Posso dire di aver avuto la fortuna di essere ancora di quella generazione che l’infanzia l’ha vissuta tra album di famiglia e macchine usa e getta. La voglia di riprendere un rullino in mano mi è tornata poi verso i 20 anni, grazie ad un fotografo che all’epoca mi stava iniziando ad insegnare il mestiere, ricordo che nel suo magazzino c’erano un’infinità di macchine fotografiche e per qualche giorno mi feci prestare una Nikon FE, l’esposimetro era rotto ma usai quello portatile di mio nonno, poi si ruppe anche quello e decisi di fidarmi del mio occhio e di quello che avevo studiato tra i libri di scuola.
Dopo qualche anno decisi di comprarne una tutta mia, ma con il tempo poi scoprii di avere una certa attrazione verso il formato quadrato, nella ricerca però trovavo sempre Rolleiflex al di fuori del mio budget… poi arrivò il giorno in cui mi fu segnalato un annuncio da NOC, era lì che aspettava me.
Niente, fu amore a prima vista, il poter osservare il mondo da quel pozzetto, come se si potesse porre ancora più attenzione alla vita, così viva e in fermento.
Possiamo dire che la fotografia sia composta da una successione di scelte, a partire dal mezzo fotografico fino ad arrivare alla scelta di cosa includere nel nostro campo visivo e cosa lasciare all’esterno. In questo caso ho ritrovato nella Rolleiflex il perfetto prolungamento del mio occhio e del mio cuore.